Soci effettivi del Gruppo MOVM d’Italia
Paola Del Din
Partigiano combattente
Dopo aver svolto intensa attività partigiana nel Friuli nella formazione comandata dal fratello, ad avvenuta morte di questi in combattimento, viene prescelta per portare al Sud importanti documenti operativi interessanti il Comando alleato.
Oltrepassate a piedi le linee di combattimento dopo non poche peripezie e con continuo rischio della propria vita ed ultimata la sua missione, chiedeva di frequentare un corso di paracadutisti.
Dopo aver compiuto ben undici voli di guerra in circostanze fortunose, riusciva finalmente, unica donna in Italia, a lanciarsi col paracadute nel cielo del Friuli alla vigilia della liberazione.
Nel corso dell’atterraggio riportava una frattura alla caviglia ed una torsione della spina dorsale, ma nonostante il dolore lancinante, la sua unica preoccupazione era di prendere subito contatto con la Missione alleata nella zona per consegnarle i documenti che aveva portato con sé.
Negli ultimi giorni di guerra, benché claudicante, passava ancora ripetutamente le linee di combattimento per recapitare informazioni ai reparti alleati avanzati.
Bellissima figura di partigiana seppe in ogni circostanza assolvere con rara capacità e virile ardimento i compiti affidatole, dimostrando sempre elevato spirito di sacrificio e sconfinata dedizione alla causa della libertà.
Zona di operazione, settembre 1943-aprile 1945
Umberto Rocca
Tenente dei Carabinieri
Comandante in sede vacante, di compagnia distaccata, organizzava e capeggiava reiterati, rischiosi servizi per individuare il luogo di detenzione di noto industriale, sequestrato a scopo di estorsione in provincia limitrofa.
Pervenuto, con tre suoi dipendenti, a un casolare isolato, e acquisita la certezza della presenza di malfattori e il sospetto di quella del rapito, dopo aver disposto i propri uomini in posizioni defilate, decideva di passare immediatamente all’azione onde sfruttare la sorpresa, per impedire ai delinquenti di nuocere all’ostaggio eventualmente presente.
Benché nella improvvisa reazione fosse stato colpito in pieno da bomba a mano, che esplodendo gli asportava un braccio e lo rendeva cieco di un occhio, esortava il
sottufficiale, accorso per recargli aiuto, a proseguire decisamente l’operazione che, dopo protratto e violento conflitto a fuoco, si chiudeva con l’uccisione di uno dei banditi appartenente a pericolosissima organizzazione eversiva armata e con la liberazione dell’ostaggio incolume. Sottoposto a prolungati e dolorosi interventi chirurgici, si imponeva all’ammirazione dei sanitari per stoicismo e per eccezionale forza morale, non cessando un istante dal manifestare la preoccupazione per i suoi uomini rimasti feriti, nonché il rammarico che le mutilazioni subite non gli consentissero di servire oltre l’Arma.
Fulgido esempio di elette virtù militari ed eroica purissima fede.
Arzello di Melazzo (Alessandria), 5 giugno 1975
Rosario Aiosa
Capitano dei Carabinieri
Comandante di compagnia distaccata, organizzava con estrema rapidità e capeggiava, nottetempo, con sicura competenza, servizio inteso alla identificazione di sei persone sospette, rivelatesi, all’atto del controllo, pericolosissimi delinquenti, che non esitavano a far uso delle armi. Postosi all’inseguimento, con altri militari, di quattro dei criminali datisi alla fuga, veniva di uno di essi fatto segno, proditoriamente, a colpi di pistola. Benché gravemente ferito, con estrema decisione reagiva col fuoco della propria pistola, ferendo mortalmente l’aggressore.
Noncurante delle lesioni riportate, disponeva, quindi, per il trasporto in ospedale di altri militari colpiti e, prima di consentire il proprio ricovero, trasmetteva, via radio, al comando superiore notizie che consentivano, nel prosieguo delle operazioni, l’eliminazione della intera organizzazione criminale.
Fulgido esempio di spirito di sacrificio, attaccamento al servizio, cosciente sprezzo del pericolo, nobile altruismo.
Porto S. Giorgio (Ascoli Piceno), 18 maggio 1977.
Gianfranco Paglia
Sottotenente di Fanteria Paracadutista
Comandante di plotone paracadutisti, inquadrato nel contingente italiano inviato in Somalia nell’ambito dell’operazione umanitaria voluta dalle Nazioni Unite, partecipava con il 183° rgt. Par. “NEMBO” al rastrellamento di un quartiere di Mogadiscio.
Nel corso di successivi combattimenti, proditoriamente provocati dai miliziani somali, con perizia e intelligenza concorreva con le forze alle sue dipendenze allo sganciamento di alcuni carri rimasti intrappolati nell’abitato. Dopo aver sgomberato con il proprio veicolo corazzato alcuni militari feriti, di iniziativa si riportava nella zona di combattimento e, incurante dell’incessante fuoco nemico, coordinava l’azione dei propri uomini, contrastando con l’armamento di bordo l’attacco nemico. Per conferire più efficacia alla sua azione di fuoco si sporgeva con l’intero busto fuori dal mezzo esponendosi al tiro dei cecchini che lo colpivano ripetutamente. Soccorso e trasferito presso una struttura sanitaria di Mogadiscio, reagiva con sereno e virile comportamento alla notizia che le lesioni riportate gli avevano procurato menomazioni permanenti.
Chiarissimo esempio di altruismo, coraggio, altissimo senso del dovere e saldezza d’animo.
Mogadiscio, 2 luglio 1993
Marco Coira
Maresciallo Aiutante dei Carabinieri
Comandante di stazione, libero dal servizio ed in abiti civili, occasionalmente presente con la consorte in pubblico esercizio, benché privo dell’arma in dotazione affrontava, con ferma determinazione, esemplare iniziativa ed insigne coraggio, tre malviventi armati in flagrante rapina ai danni del gestore, ingaggiando con uno di essi violenta colluttazione.
Aggredito dagli altri due complici, che lo percuotevano selvaggiamente e lo ferivano con alcuni colpi di pistola, persisteva nell’eroica azione, costringendo i malviventi a desistere dall’atto criminoso e a darsi alla fuga. Pur stremato dalle gravi ferite, forniva, inoltre, determinati elementi per il positivo sviluppo delle indagini, che si concludevano con la cattura dei rapinatori.
Fulgido esempio di elette virtù morali, militari ed altissimo senso del dovere.
Roma, 5 gennaio 1999
Andrea Adorno
Caporal Maggiore Scelto Alpino Paracadutista
Caporal Maggiore Scelto, Alpino paracadutista, nel corso dell’operazione “Maashin IV”, mirata a disarticolare l’insurrezione afghana, conquistato l’obbiettivo, veniva investito con la sua unità da intenso fuoco ostile. Con non comune coraggio e assoluto sprezzo del pericolo, raggiungeva d’iniziativa un appiglio tattico dalla quale reagiva con la propria arma all’azione dell’avversario. Avvedutosi che il nemico si apprestava ad investire con il fuoco i militari di un’altra squadra del suo plotone, non esitava a frapporsi tra essi e la minaccia interdicendone l’azione. Seriamente ferito ad una gamba, manteneva stoicamente la posizione garantendo la sicurezza necessaria per la riorganizzazione della sua unità.
Fulgido esempio di elette virtù militari.
Bala Morghab (Afghanistan),16 luglio 2010
Di iniziativa del Presidente della Repubblica