Descrizione
Per due volte rifiutava recisamente di essere rimpatriato per rimanere al comando del plotone, da lui forgiato in granitico blocco e guidato con perizia ed ardimento in tutti i fatti d’arme sostenuti in un lungo ciclo operativo del suo battaglione. Durante una giornata di aspro combattimento, noncurante del violento fuoco di armi automatiche e di mortai nemici, animava del suo stesso entusiasmo i dipendenti, portandosi dove più incombeva la minaccia. Ferito una prima volta alla gola persisteva nell’azione. Colpito nuovamente al petto da una raffica di mitragliatrice, rifiutava il trasporto al posto di medicazione e continuava ad incitare i superstiti alla resistenza. Rimasto sul campo per le gravi ferite riportate e catturato dal nemico, di fronte ad un commissario sovietico che cercava di individuare l’ufficiale, declinava fieramente la sua qualità. Minacciato con la rivoltella abbassava con disprezzo la mano armata del commissario, scopriva il petto, mostrava le ferite e si dichiarava pronto a seguirlo; ma dopo pochi passi compiuti con supremo sforzo, veniva barbaramente trucidato dal vile avversario. Fulgido esempio di eroismo e di salde virtù di italiano.
Iwanowskij (Fronte russo), 25 dicembre 1941