Descrizione
Comandante di una compagnia, cui aveva saputo infondere il proprio ardimento, irrompeva dalle nostre trincee su quelle avversarie, conquistandole e facendovi numerosi prigionieri, avanzando ancora, alla testa della sua compagnia per oltre un chilometro. Incaricato di mantenere contatto col nemico, non gli dava tregua. Contrattaccato da questo, lo respingeva ed inseguiva, e, con gli altri reparti del battaglione, contribuiva a conquistare una nuova posizione più avanzata ed a farvi molti altri prigionieri. Il giorno dopo, benché destinato di rincalzo, compresane la necessità, fu il primo ad uscire dalle nuove posizioni per slanciarsi con mirabile ardire contro l’avversario, che in grandi forze veniva ancora al contrattacco, e ne contrastava le disorganizzate file, dando modo al battaglione di circondare una colonna avversaria di oltre mille uomini con ufficiali superiori, e di farli pure prigionieri. Sorpreso alle spalle dal fuoco di una mitragliatrice nemica abilmente nascosta, la circondava con pochi uomini, catturandola insieme al suo personale. Incaricato di riconoscere una importante posizione col suo reparto, si slanciava sui reticolati avversari, li attraversava ed occupava la trincea di cresta, vincendo l’ostinata resistenza dei difensori e mettendoli in fuga. Contrattaccato subito dopo da forze superiori, resisteva fino all’ultima cartuccia, e, ferito a morte, cadeva nelle mani dell’avversario. Veliki-Hribach, Faiti Krib, 1-3 novembre 1916.