Descrizione
"Comandante di squadrone semoventi da 75/18 in molteplici rischiosi combattimenti contro forze preponderanti per numero ed armamento esponeva dove maggiore era il pericolo per animare, incoraggiare e dirigere con oculata previdenza e con comprovata competenza tecnica i suoi lancieri nelle manovre di attacco rese più ardite dall’impervio e difficile terreno. Incaricato di proteggere con il suo squadrone il ripiegamento di altri reparti contrastava al nemico il terreno palmo a palmo arginandone l’irruenza e fiaccandone la baldanza. Rivelatosi ormai insufficente ogni tentativo di arrestere l’avanzata nemica e di salvare la città di Roma dalla conquista; giunto nei pressi di Porta S. Paolo, ultimo baluardo per la difesa della capitale, in un impeto di rabbia e di ribellione al fatale epilogo dell’impari lotta, quasi a sfidare ancora il nemico dal quale non si sentiva vinto, si lanciava col suo carro ed alla testa del suo squadrone contro le formazioni avversarie incalzanti, rinnovando in un’epica carica le gloriose tradizioni della cavalleria italiana. Squarciato il suo carro da granata avversaria ed egli stesso ferito a morte ricusava ogni aiuto offertogli dai suoi lancieri accorsi, esclamando: "Non mi toccate, lasciatemi qui al mio posto d’onore". Tempra energica e tenace di cavaliere e di comandante, esempio di altissimo valore militare. – Roma, Porta S.Paolo, 10 settembre 1943".