Descrizione
"All’atto dell’armistizio, sebbene non più in servizio, si schierava contro l’aggressore tedesco formando e alimentando personalmente le prime organizzazioni armate clandestine. Comandante di formazioni partigianedi carabinieri operanti in roma, identificato e tratto in arresto, malgrado la minaccia delle armi riusciva, dopo furibonda colluttazione con gli scherani nemici, ad inghiottire i documenti compromettenti per la vita dei suoi più diretti collaboratori. Tradotto al carcere di via Tasso e sottoposto ad estenuanti interrogatori e crudeli sevizie, manteneva contegno fiero e sprezzante rifiutando qualsiasi rivelazione pur non avendo taciuto la sua qualità di comandante di bande armate. Alla vigilia della liberazione, nell’imminenza dell’esecuzione capitale decretata nei suoi confronti dal nemico, pur consapevole della sorte che lo attendeva, con sovrumana serenità e con stoicismo di martire scriveva alla moglie parole sublimi di esortazione e di rassegnazione ed espressioni nobilissime per il destino della patria e delle persone care. Incuorava poscia i compagni di prigionia, esaltando nel sacrificio e lanciava in faccia agli sgherri teutonici il grido irrefrenabile: "Viva l’Italia!". Evaso miracolosamente all’ultima ora ed ancora dolorante e sanguinante per le gravi ferite infertegli dai suoi aguzzini, correva a riprendere il comando dei reparti carabinieri operanti a tutela della capitale. Segnava così traccia leggendaria delle sue eroiche virtù militari e del sublime amor di Patria. – Italia occupata, 29 maggio – 4 giugno 1944".