Descrizione
Espressione purissima del forte popolo sardo, superba figura di combattente e di valore leggendario, che non misura il pericolo ed il rischio se non per meglio affrontarli, che ha al suo attivo una lunga serie di azioni belliche ardimentose, condotte e risolte brillantemente. Durante la campagna italo-etiopica, assunto il comando di un reparto dubat, ha saputo avvincere i suoi uomini alla sua volontà eroica e guidarli, di vittoria in vittoria, in numerosi durissimi combattimenti. Incaricato di effettuare una ardita azione punitiva contro una cabila Ogaden, che faceva causa comune con gli abissini, coi soli 300 suoi dubat svolgeva un’operazione genialmente concepita ed audacemente condotta, che liberava il fianco sinistro delle nostre truppe del settore Ogaden, da una seria minaccia e fruttava il copioso bottino di un migliaio di fucili, 2500 cammelli e 1500 bovini. Durante la battaglia dell’Ogaden, col suo reparto di invincibili dubat, confermava le sue elette doti di comandante e di valore personale e, per quanto ferito alla gola, rimaneva al suo posto d’onore contribuendo efficacemente al successo delle operazioni. Nella dura giornata di Uara Combo (3 marzo 1937) rimaneva gravemente ferito all’occhio sinistro, e benchè conscio che il trascurare la ferita avrebbe potuto significare, come avvenne, la perdita dell’occhio stesso, rifiutava di farsi ricoverare all’ospedale e rimaneva col suo reparto fino ad operazioni ultimate. Al suo comandante che lo invitava a recarsi all’ospedale, rispondeva fra l’altro: "So di aver perduto un occhio. Non importa. Sono pronto ancora a ricominciare". Il suo eroismo è stato spesso apprezzato ed ammirato anche dal nemico.
Ogaden-Hararino-Bale, ottobre 1935-marzo 1937