Descrizione
Già distintosi in ogni circostanza per indomito coraggio personale, trovandosi da poche settimane in licenza in Patria, dopo ininterrotti cinque anni di colonia, chiedeva allo scoppio dell’attuale guerra ed otteneva di ritornare in aereo nell’Impero, per riprendere il suo posto di combattimento. Con l’esempio e con le sue superbe qualità animatrici, imprimeva, in breve tempo, ad un battaglione di nuova formazione, il suo stesso ardire e la sua stessa passione. In aspro combattimento, attaccato da forze superiori, conduceva, dopo cinque ore di lotta, ancora una volta i suoi uomini al contrattacco ed in tale eroica azione veniva colpito al volto. Con i gesti e con la voce gorgogliante per il sangue irrompente, riusciva ancora una volta a spronare i suoi dipendenti ed a rompere il cerchio che li rinserrava. Dissanguato dalla ferita e non potendo parlare, scriveva le seguenti ultime parole di incitamento e d’italica fede: “forza mio 190° vendicatemi, vinceremo intrepidi figli d’Italia, mio grande amore… “. Concludeva così da eroe la sua nobile vita di soldato dedicata sempre al dovere, rendendo ancor più sacra col suo sangue la terra dell’Impero.
Ghemira (A.O.I.), 9 maggio 1941